La notizia è di quelle che hanno portata epocale. Per la prima volta nella sua storia il parlamento svedese avrà un partito di estrema destra. Sono i “Democratici di Svezia”, con a capo il trentunenne Jimmy Akesson che con il 5,7% dei voti hanno superato la soglia minima (4%) necessaria per entrare.
La coalizione di centrodestra guidata dal primo ministro Frederik Reinfeldt, che ha battuto con il 49,1% i socialdemocratici di Mona Sahlin, ha già fatto sapere che non collaborerà con Akesson e il suo partito. Dello stesso avviso la Sahlin che ha detto testualmente che “non li toccherei neanche con le pinze” facendomi tornare con la memoria alla famosa frase di Benigni “non toccherei Previti neanche con una canna da pesca” che tanto mi fece ridere allora.
Peccato che adesso ci sia poco da ridere. La Svezia è solo il culmine di un fenomeno che riguarda tutta l’Unione Europea. Il progressivo rafforzamento dei partiti estremisti. Perché? e soprattutto perché anche nella avanzatissima e civilissima Svezia, stato modello?.
Si potrebbe rispondere in molti modi ma ne scelgo uno coinciso. Stando ad un rapporto dell’ UE del 2007 gli ammortizzatori sociali in Svezia hanno un impatto del 60% per alleviare il rischio povertà. E’ matematico che al crescere della popolazione su un determinato territorio, decresce la “fetta di torta” da ripartire. Quindi più immigrazione e disoccupazione uguale meno soldi per tutti da distribuire da parte dello stato. Come predisse giustamente Tremonti già anni fa in uno dei suoi libri “si esporterà ricchezza ma si importerà povertà”. E siccome la miseria non la vuole nessuno ecco che da una parte si cerca di emigrare qui in Europa e dall’altra si ha paura che le regole dell’ Unione Europea sull’immigrazione siano inadeguate o peggio ancora non vengano fatte rispettare.
Che fare allora?
Nel 1995 Jeremy Rifkin scrisse un libro che pochissime volte viene citato: “La fine del lavoro”. Questo libro tratta argomenti di economia a livello globale in modo autorevole, con un linguaggio semplice e preciso. Ne consiglio caldamente la lettura ma nel frattempo per i più pigri ne riassumo il concetto chiave; In futuro i robot prenderanno il posto dell’uomo in quasi tutte le mansioni lavorative, quindi si dovrà puntare sulla riqualificazione della maggior parte dei disoccupati in altri lavori di tipo sociale e culturale più si dovrà fare una legge che garantisca uno stipendio da parte dello stato ai più bisognosi.
Ma per far questo secondo me sarà necessario che:
1)I paesi più arretrati vorranno sviluppare e valorizzare con nuove tecnologie e nuove politiche il proprio territorio. (altrimenti continueranno le emigrazioni di massa)
2)I paesi più avanzati vorranno usare la propria potenza tecnologica e culturale non per sfruttare, ma per responsabilizzare. (in caso contrario staranno bene in pochissimi)
In conclusione penso che il destino del pianeta sia quello di essere valorizzato tutto e non in parte. E’ una necessità , non una possibilità qualsiasi…
articolo di Leone Alessio.
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